Associazione di solidarietà e sviluppo per i bambini birmani
LA BIRMANIA
Il popolo Arakan
Questo nome leggendario deriva dal nome che si diedero i primi abitanti utilizzando l'appellativo usato dagli ariani indiani per i popoli selvaggi ed incivili, un po' come se i barbari si fossero dati il nome da sé. Arakan è la terra in cui le razze ariana e mongola, la religione brahmanica e quella buddista si incontrano e si legano più strettamente creando uno strano sincretismo con l'animismo indiano.
L'antica capitale Mrauk-u fu fondata nel 1433 dal re Minsawum e rimase il centro culturale dell'impero di Arakan fino al suo declino tre secoli dopo. Nel 1784 il re Bodawpaya trasferì la statua del Buddha Maha Muni situata lì volgendo così a proprio favore i poteri magici della statua e decretando così la perdita dell'indipendenza dell'Arakan. Da allora l'Arakan pur essendo territorio Birmano ha vissuto conflitti continui con il governo centrale.
L'Arakan - Foto di Anna Natalini
L'Arakan - Foto di Anna Natalini
La capitale dell'Arakan, Sittwe
Sittwe è la capitale fondata nel 1826 dal generale inglese Morrison. Con i suoi 250.000 abitanti, secondo le cifre ufficiali (numero che sale sino a 400.000 unità secondo le stime effettive) è la più importante città birmana affacciata sul golfo del Bengala.
Della sua importanza commerciale, fiorente nella prima metà del secolo scorso rimane ben poco.
Questa regione soffre di gravi problemi sia amministrativi che economici.
In città, ad esempio, l'energia elettrica è presente solamente un'ora e mezza al giorno dalle 19.30 alle 21.00. Chi può, e sono pochi, ha un generatore, gli altri restano al buio. Fuori dal centro abitato l'energia elettrica è inesistente. Nella regione non esiste né rete idrica né fognature.
A ciò si aggiunge una situazione sociosanitaria drammatica che coinvolge l'intera Birmania, una situazione giudicata dall'OMS anche peggiore dei paesi dell'africa subsahariana. La mancanza di conoscenze sanitarie, le scarse condizioni igieniche, la diffusione della malaria, che è la prima causa di morte in Birmania, e la povertà, causano nel 70% delle donne anemia con gravi complicazioni per le donne in gravidanza. Particolarmente allarmante è il tasso di mortalità infantile e quello dei bambini al di sotto dei cinque anni di età. Mingan è il nome dell'area, nella periferia di Sittwe, in cui si trova la nuova struttura.
Un'area in cui vivono circa 20.000 persone con circa 2500 "abitazioni".
I bambini che vivono in condizioni di estrema povertà sono circa 5000.
Sittwe, zona dei pescatori - Foto di Anna Natalini
La zona centrale di Sittwe - Foto di Anna Natalini
La zona centrale di Sittwe - Foto di Anna Natalini
Geografia, economia e clima
La Birmania confina con Thailandia, Laos, Cina, India e Bangladesh.
La parte centrale del paese è caratterizzata dalla presenza di ampi fiumi e vaste pianure. Il fiume principale, l'Irrawaddy, è navigabile per circa 1600 km e le piantagioni che si estendono lungo le sue sponde formano il principale territorio agricolo del paese, principalmente per la coltivazione del riso, su cui si basa l'economia birmana.
Le montagne si innalzano a est, lungo il confine con la Thailandia, e a nord fino a incontrare le cime più orientali dell'Himalaya.
Circa la metà della Birmania è ricoperta di foreste, che rischiano però di scomparire se non verrà messo un freno alle concessioni (e al contrabbando) di legname.
Circa il 15% del territorio è coltivato, quasi completamente a riso. La Birmania era in passato il principale esportatore di riso, ma oggi le vendite sono sensibilmente diminuite. I due terzi della popolazione sono occupati nel settore agricolo e meno del 10% nell'industria. Secondo i dati dell'ONU la Birmania è uno dei dieci paesi più poveri del mondo.
L'anno è caratterizzato da tre diverse stagioni: quella invernale, fredda e secca che dura da novembre a febbraio; la torrida stagione estiva da marzo a maggio; e la stagione dei monsoni, umida e piovosa, da maggio a ottobre. Le piogge portate dai monsoni favoriscono la coltivazione del riso. Ma sono le nevi che si sciolgono sull'Himalaya, nel lontano nord, ad alimentare i grandi fiumi della Birmania.
I templi di Mrauk - Foto di Anna Natalini
Religione
Il Buddismo Theravada è la religione principale del popolo birmano.
Nonostante la presenza di gruppi consistenti di Indù, Musulmani, Cristiani e animisti (tra le tribù settentrionali delle colline), il 99% del gruppo etnico birmano, di razze Mon, Shan, Palaung è Theravada.
Il buddismo permea la vita quotidiana del popolo birmano. Ogni villaggio sostiene le spese di almeno un monastero (di solito collegato ad una scuola) e i pongyi (monaci il cui nome significa letteralmente "grande gloria") vestiti di giallo, arancione o rosso fanno ormai parte del panorama sia nei villaggi che nelle città.
Il Theravada è una forma di buddismo ortodosso e conservatore (significa letteralmente "la via degli anziani") che ritiene che l'elevazione dal proprio status si ottenga solo aiutando e servendo gli altri. Si valuta infatti che gli abitanti del sud est asiatico spendano fino al 10% dei loro guadagni in attività meritorie.
La religione praticata dal popolo birmano è in realtà un miscuglio di buddismo e antico culto dei nat, che sono divinità maligne che rendono la vita difficile a chi non li onora con offerte in denaro, cibo, fiori.
Nel buddismo birmano ci sono cinque precetti morali fondamentali che riguardano l'assassinio, il furto, la menzogna, l'adulterio, e l'uso di liquori inebrianti. Quasi tutti i maschi buddisti sono stati o saranno monaci nel corso della vita, per un periodo che varia da poche settimane a diversi anni, i pongyi possono infatti lasciare l'ordine in qualsiasi momento.
Il monaco ha tre regole fondamentali: la rinuncia ad ogni possesso terreno, la promessa di non far male a uomini animali o cose, il celibato. Il pongyi vive di elemosina. Esce due ore prima dell'alba e bussa ad ogni porta chiedendo cibo. Non ringrazia per l'elemosina ricevuta, perchè è il donatore che deve essergli grato: il monaco gli da la possibilità di acquisire merito, compiendo una buona azione verso chi è a servizio del Buddha.
I templi di Mrauk - Foto di Anna Natalini
I templi di Mrauk - Foto di Anna Natalini
La situazione politica
Dopo aver ottenuto l'indipendenza dal Regno Unito nel 1948, la Birmania è stata governata dapprima democraticamente, poi, in seguito a un colpo di Stato nel 1962, da una dittatura militare.
L'esercito birmano represse sempre violentemente le proteste contro la cattiva gestione economica e l'oppressione politica.
L'episodio più cruento avvenne l'8 agosto 1988, quando i militari aprirono il fuoco contro i rivoltosi in quella che è conosciuta come rivolta 8888. Nonostante gli insuccessi delle rivolte, le proteste del 1988 hanno aperto la strada per le elezioni dell'Assemblea della gente, nel 1990. I risultati dell'elezione successivamente sono stati invalidati dal regime.
La lega nazionale per la democrazia, condotta da Aung San Suu Kyi, ha ottenuto più del 60% dei voti e più dell'80% delle sedi parlamentari nell'elezione nel 1990, tenuta per la prima volta dopo 30 anni.
Aung San Suu Kyi ha guadagnato l'elogio internazionale come attivista per il ritorno del governo democratico in Birmania, ricevendo il Premio Nobel per la pace nel 1991. È stata condannata agli arresti domiciliari, che ha terminato di scontare definitivamente il 13 novembre 2010.
Nel novembre del 2010 si sono tenute nuove elezioni, definite da tutto il mondo una farsa. I parlamentari hanno eletto presidente e vicepresidente di ogni camera e gli incarichi principali sono andati a militari.
La costituzione del Myanmar prevede che i militari possano designare il 25% dei membri del parlamento e la giunta militare che guida il paese asiatico conta sul 77% dei parlamentari eletti, membri dell'Unione per la solidarietà e lo sviluppo (USDP), partito filo-giunta.
Il 4 febbraio 2011 è stato eletto il primo presidente civile del paese da quando i militari presero il potere nel 1962, si tratta dell'ex generale e ex primo ministro Thein Sein.
L'8 novembre 2015 si sono tenute le prime elezioni generali libere che hanno visto la vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi. Il primo febbraio 2016 è stato convocato per la prima volta dopo 50 anni il parlamento eletto da libere elezioni.
Alla Camera dei Rappresentanti la Lega Nazionale per la Democrazia ha ottenuto 255 seggi su 440. Mentre alla Camera delle Nazionalità ne ha ottenuti 135, pari al 60,27% dei 224 seggi. L'USDP, il partito che ha guidato il Paese fino alle elezioni del 2015, ha subito una sconfitta travolgente, conquistando solo 30 seggi, pari al 6,82% alla Camera dei Rappresentanti e 11 seggi, pari al 4,46%, alla Camera delle Nazionalità.